Credo che lo status del Consigliere di opposizione sia il paradigma di quanto siano tenute in conto da chi amministra la possibilità di partecipazione, la dialettica tra le parti, la trasparenza. Il Consigliere di opposizione non ha un posto dove ricevere i cittadini o riunirsi, non ha la password per accedere alla rete dalle postazioni del Comune, naturalmente (ma è meglio così!) non ha il telefono di servizio come tutti i Consiglieri di maggioranza. In altri Comuni la sala consigliare è a disposizione di tutte le forze politiche per assemblee pubbliche, manifestazioni, incontri, convegni: a Montecompatri no! Abbiamo già parlato degli organi di informazione pagati da tutti i cittadini per fare propaganda alla Giunta, o del sito Comune. Se viene pubblicato un articolo nel quale un Consigliere di minoranza esprime le proprie opinioni, generalmente non compare in rassegna stampa. Non possiamo fare fotocopie, l’accesso agli atti è sempre limitato da richieste da presentare al protocollo e dal buon cuore del funzionario di turno riguardo ai tempi e alla completezza dell’informazione. Tante le proposte di delibera avanzate dalla minoranza, pochissime accolte e sempre a prezzo di gravi compromessi.
Se questo è il modo in cui deve lavorare un Consigliere, figurarsi quale sia la considerazione verso la possibilità del cittadino di partecipare alla vita amministrativa.
Per noi la partecipazione di tutti i cittadini alla gestione della res pubblica è centrale. Diciamo che è l’essenza della nostra proposta politica. Facciamo un paio di esempi. La cultura e il bilancio.
Le agenzie culturali a Montecompatri sono variegate e portatrici di diverse sensibilità. Gli istituti scolastici, con le dirigenze, gli organi elettivi, i genitori, gli studenti. Le associazioni culturali, Controluce per prima. Il Centro per la filosofia italiana, la Pro Loco, le bande musicali, la parrocchia e le associazioni cattoliche, tutti questi soggetti esprimono una pluralità ed una ricchezza importanti. Soprattutto ora che stiamo vivendo un momento in cui le risorse sono contratte al minimo e gli spazi di agibilità diventano sempre più esigui, è necessario che queste e le altre associazioni culturali, nella loro libertà ed indipendenza, si parlino, affrontino la possibilità di concordare un “cartellone” unico e condiviso, possano gestire insieme parte delle risorse comuni. Credo che una associazione come Controluce possa essere quello che per Roma è Zètema, gestendo per conto del Comune le iniziative culturali e coordinando gli altri soggetti. Il Centro per la filosofia italiana deve essere messo nelle condizioni di fare di più e fare meglio, le sue sale, spesso oggi deserte, debbono diventare la casa comune di chi voglia crescere culturalmente. Le scuole debbono essere coinvolte e assistite nella loro offerta formativa. Possibilmente gli edifici scolastici debbono funzionare a pieno regime anche in orario extrascolastico, offrendo al paese tutto la possibilità di crescere culturalmente e socialmente.
Per ottenere questo, nella indipendenza e trasparenza, i soggetti che fanno cultura debbono essere integrati nel meccanismo amministrativo, lavorare di concerto con gli amministratori i quali dovranno cedere parte delle loro competenze in cambio di una reale simbiosi tra società e amministrazione. Non è una questione di creare società partecipate o carrozzoni inutili. Si tratta di permettere di partecipare nel vero senso della parola dell’attività amministrativa ai cittadini che dedicano il loro impegno al progresso di Montecompatri.
Conseguente è il discorso sul bilancio partecipato. In questi anni, in ogni occasione, ho ricordato alla maggioranza che stava disattendendo un punto del proprio programma, quello del bilancio partecipato. La cosa più frustrante è stata quella di ricevere delle risposte che dimostravano l’assoluta ignoranza da parte di chi amministra della nozione stessa di bilancio partecipato. Non è facile per chi è abituato a concedere contributi con semplici delibere di Giunta a questa o quella meritoria iniziativa e spostare soldi da un capitolo all’altro del bilancio, abdicare a questa grande discrezionalità. Certo, sindaco e assessori sono stati eletti e si debbono assumere le proprie responsabilità. In questo quadro, una delle loro responsabilità è però quella di spendere i soldi nell’interesse della collettività. Chi, più del cittadino può sapere quali siano le priorità di spesa? Certo, si deve costruire un percorso responsabile. Si procede per tappe. Corsi gratuiti sul bilancio (obbligatori per chi voglia partecipare alla gestione), cosa è, come è formato, quali sono gli stanziamenti per opere pubbliche, quale sia la spesa corrente, cosa sia un residuo attivo e cosa sia un residuo passivo…ci sono nozioni che debbono essere apprese. Poi, piano piano, si entra nel meccanismo di gestione collettiva. Si parte con una quota di bilancio del 5% da decidere insieme come spendere. Si ragiona per comparti: data una disponibilità annua di 40000 euro per lo sport, come vogliamo spendere questi soldi? Non è facile. I particolarismi, gli interessi anche legittimi di singoli e associazioni possono costituire un ostacolo arduo. Però si inizia così. Noi contiamo che alla fine del nostro mandato il 20% del bilancio possa essere gestito in maniera partecipata; sicuramente il progetto riguarda tutto quello che concerne le spese culturali, sportive, scolastiche, parte delle spese sociali, la ripartizione di alcuni fondi per opere pubbliche, fino ad arrivare all’individuazione delle opere pubbliche prioritarie.
Dal Consigliere di minoranza che neanche accede ai computer del Comune, al cittadino che decide come spendere i soldi il passo è importante. Solo se noi vinciamo le primarie e le elezioni amministrative possiamo vedere Montecompatri aperta alla partecipazione dei cittadini! Il 22 gennaio partecipa all’impresa di trasformare Montecompatri!
