Tutti conosciamo i capolavori più famosi del giovane Michelangelo, la Pietà e il David. Critici e storici famosi hanno ben commentato la grandiosità e la bellezza delle due sculture, sicche’ qualsiasi cosa dicessi in questa pagina risulterebbe come un misero scopiazzamento. Queste due opere, però, ci consegnano alcuni aneddoti che vale la pena raccontare perche’, sebbene significativi del carattere del giovane artista, forse non sono conosciuti a tutti.
A contenere il bel panneggio sulla figura di Maria c’è una fascia, simile a quelle che nell’antichità erano scolpite per raffigurare gli abiti di Diana. La particolarità della fascia di Maria è che reca un’incisione, niente di meno che l’autografo di Michelangelo:
MICHAEL.AGELUS.BONAROTUS.FLORENT.FACIEBAT
La pietà è in effetti l’unica opera di Michelangelo “firmata”. Il Vasari e la tradizione orale ci suggeriscono il motivo di questa incisione: pare che Michelangelo, una volta completata la scultura, si fosse nascosto tra le colonne della Chiesa di Santa Petronilla, la prima collocazione della Pietà, per ascoltare il parere dei visitatori. Due uomini, commentando il capolavoro, lo attribuirono all’artista lombardo Cristoforo Solari.
Michelangelo, poco più che ventenne, non era ancora una star della scultura e pochi avrebbero pensato a lui come autore di quel prodigio: pensò allora di mettere subito le cose in chiaro, firmando la Pietà e utilizzandola così anche come spot pubblicitario per la propria arte. Da quel momento tutti avrebbero saputo di era capace il giovanotto giunto a Roma quasi per caso.
Che già da giovane il toscano dovesse avere un bel caratterino ce lo dimostra un’altra storia, questa volta legata al David, scultura che segue di pochi anni la Pietà. L’opera fu una grande scommessa vinta da Michelangelo che utilizzò un grande blocco di marmo, compromesso da precedenti tentativi e abbandonato da molti anni nei magazzini fiorentini. Nessuno avrebbe pensato di tirar fuori qualcosa da un blocco di marmo delicato e sul quale già avevano operato mani incerte. Così Michelangelo chiese e ottenne il marmo tra lo scetticismo generale. Durante la lavorazione l’artista nascose la sua opera a sguardi indiscreti con una impalcatura di legno che fungesse da schermo. Una volta terminata la grande statua, che fu riconosciuta subito come un capolavoro, si aprì la discussione sul luogo nel quale collocarla. Allora, come sempre, era ben nutrita la schiera di invidiosi, soprattutto tra gli affermati colleghi. Una commissione composta da personaggi del calibro di Leonardo da Vinci, Andrea della Robbia, Piero di Cosimo, Pietro Vannucci, Sandro Botticelli era dell’idea di “nasconderla” nella loggia dei Lanzi. Non solo il giovane Michelangelo ottenne di collocarla bene in vista davanti Palazzo Vecchio, ma studiò nei dettagli e curò il macchinoso trasporto che durò quattro giorni e fu consentito da una macchina lignea: la statua, ingabbiata, scivolò su travi di legno ingrassate, senza che il marmo risentisse delle vibrazioni del trasporto.
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na storia che riguarda le convulse vicende riguardanti le prime discussioni sul capolavoro la dice lunga sul giovane Michelangelo. Una volta completata la grande statua lo schermo era stato tolto per consentire a grandi artisti e notabili di ammirarla e decretarne il successo. Tra gli altri fece visita al David il gonfaloniere della Repubblica Fiorentina Piero Soderini. Il notabile doveva essere un esperto di arte e pensò bene di potersi permettere una critica: … il naso era troppo grande!
Michelangelo, salito sull’impalcatura, afferrò un pugno di polvere di marmo e uno scalpello. Alla presenza dello Staderini, simulò il lavoro di finitura, lasciando cadere un po’ di polvere ad ogni tocco. Decisivo fu il parere del gonfaloniere al termine della finta correzione: ora l’opera è perfetta!
