3.2. I CARE

Il coach ungherese (cfr. Quarta parte, 1) ha bussato alla porta della mia mente in un momento in cui l’interrogativo sul rapporto tra atleta e coach era per me rilevante. Una ragazza che allenavo passava un momento molto difficile e ho tentato realmente di mettere in campo uno sforzo empatico per starle vicino e curarla con la pallavolo e qualche chiacchiera. Il resto del racconto è romanzato e drammatizzato forse in maniera eccessiva. All’epoca non avevo ancora riflettuto su alcune questioni legate al concetto di empatia, il mio era un interessamento autentico per una ragazza che conoscevo da tempo e che volevo aiutare. Tutto bene, ma credo che in casi così estremi si debbano osservare delle accortezze. Il coach ungherese soffre di una sindrome: si chiama burnout e può abbattere anche un toro se questo toro prende la forma di una persona sensibile la quale esercita…
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