Il progetto di un calcio di rigore!

Un calciatore si giudica da come pensa un calcio di rigore!

progetto Per costruire una casa ci vuole un progetto, un buon progetto. Nello sport e nella vita sembriamo tutti consapevoli di questa esigenza, anzi i progetti, sotto forma di chiacchiere, spesso hanno il sopravvento sui fatti, che nello sport sono gli allenamenti e le prestazioni vincenti, nella vita le relazioni umane, le ambizioni professionali, i risultati scolastici. Sembrerebbe che spesso pensiamo troppo e agiamo poco.

Purtroppo però nella pratica sportiva del gesto tecnico particolare avviene esattamente il contrario di quel che sembra e non solo perché si fanno le cose senza pensare, ma proprio perché al nostro corpo manca un progetto sulla base del quale eseguire il movimento vincente.

Quello che manca a molti sportivi è proprio la capacità di progettare a livello neuromuscolare le singole azioni di gioco. Detto così pare una cosa un po’ complicata. In realtà sto parlando di una attività molto concreta della mente, dalla quale dipende il buon esito di molti nostri gesti: l’esecuzione di un calcio di rigore, di una battuta, di un tiro libero. Quello che ci manca può essere ottenuto con una tecnica chiamata visualizzazione, la quale a mio avviso dovrebbe essere insegnata ai bambini nel momento in cui entrano per la prima volta in palestra, in un campo di calcio, in una pista di atletica. Molti atleti che seguo o che ho seguito sono molto bravi, ma mancano di questa capacità e questa loro dimenticanza a volte li porta ad un fallimento che sembra inspiegabile se rapportato alle loro capacità ed anche alle loro motivazioni e all’impegno che mettono con intelligenza in palestra. In realtà questi atleti sono un fiume in piena che troppo spesso esce fuori dall’alveo e si perde sui campi. Le loro azioni, possenti, spesso non seguono un progetto concreto. Non siamo parlando di tattica o strategia, ma di un particolare e concreto progetto che serve a realizzare un calcio di punizione o una battuta float.

Andiamo sul concreto. La cosa è molto semplice da dire e, una volta che avrai imparato a farla, diventerà abitudine e non dovrai pensarci su. Comincia con il pensare ad alcuni esempi di atleti che sicuramente conosci: sciatori al cancelletto di partenza e saltatori nell’atletica. Vedrai che prima di iniziare la discesa o una rincorsa per un salto, questi atleti socchiudono gli occhi e con gesti della testa seguono il progetto mentale dei movimenti che si accingono a fare. Li vedrai mimare una curva insidiosa o muovere le mani a imitare il gesto delle gambe che accelerano la rincorsa cadenzando i passi. Pagherei molto per stare nella loro testa, ma non è difficile immaginare quello che vedono. Questo progetto, ripassato nel momento in cui si accingono a compiere la loro performance li aiuta concretamente attivando a livello neuromuscolare il loro organismo. Quando la testa pensa di saltare, il muscolo si prepara a farlo. Più facile a farsi che a dirsi. Basta provare.

Comprendo l’obiezione. Questi sport consentono un momento di pausa prima della discesa o di un salto e non sono sport che prevedono di interagire in tempo reale con tante situazioni diverse (come negli sport open skills). Un calciatore o una pallavolista non possono certo ripassare un movimento che un attimo prima di compiere non sanno ancora leggere. Come mi arriverà la palla che debbo ricevere? Come si comporteranno i miei avversari su questo calcio d’angolo? Vero. Intanto però anche in questi sport ci sono dei movimenti che si eseguono senza interferenze: un calcio di punizione, una battuta. Perché un pallavolista sbaglia una battuta, un gesto per il quale non c’è interazione con niente e nessuno?

Sicuramente, anche in questi sport, nei momenti closed skills, alcuni atleti sono più bravi di altri e questi atleti molto spesso sono quelli che sanno visualizzzare. Non a caso anche nel calcio o nella pallavolo si osservano alcuni atleti comportarsi come sciatori e saltatori, pensiamo a quello che fa Cristiano Ronaldo prima di tirare una punizione o molti pallavolisti prima di eseguire un servizio. Anche nel basket ci sono i tiri liberi e spesso gli atleti ripassano chiaramente il progetto di esecuzione prima di eseguire il tiro. Facendo questo mandano un chiaro segnale all’apparato motorio, dando ordini ben precisi ad ogni terminale.

Poi ci sono gli allenamenti: progettare un contrasto o un muro, attivare tante e tante volte il corretto progetto dell’organismo nel momento in cui si allena il singolo gesto crea quello che i filosofi scolastici chiamavano habitus, l’esercizio di una virtù per default, una abitudine virtuosa che nello sport possiamo chiamare abilità tecnica.

Non resta che provare. In allenamento non farti distrarre: resta concentrato sul gesto, eseguilo con la testa prima che con il corpo, sfrutta i noiosi esercizi di ripetizioni per seguire un disegno ordinato dalla tua mente. In partita non sarà più necessario pensare ad ogni singolo movumento perché avrai compiuto talmente tante volte quel gesto da averlo fatto diventare un’abilità sulla quale non avrai più bisogno di riflettere.

Ricorda un’ultima cosa. Un braccio può attaccare 10, 100, 1000 palloni, alla fine si stanca e devi smettere. Il tuo cervello può inchiodare palloni oltre la rete all’infinito e facendo questo insegna al corpo come comportarsi!

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