Domenica ho passato gran parte della giornata in palestra, la mattina ho assistito a due partite di pallavolo giovanile, nel pomeriggio ero a svolgere il mio ruolo di coach. È stata dura, per fortuna che,
all’alba, per prevenire lo stress, mi ero fatto una corsetta preventiva. E qui c’è già un problema: perché dovrei stressarmi nel guardare e giocare partite di pallavolo? Sta di fatto che la corsetta è servita, ma non è bastata. A sera ho sfogato la rabbia polemizzando con una amico, che stimo, perché aveva pubblicato un post sui presunti danni economici che sarebbero scaturiti dalla vittoria del Sì nel referendum contro le trivelle.
Le due cose sono collegate, strettamente collegate.
Per tante ore ho visto padri esaltati, madri sull’orlo di una crisi di nervi, ragazzine che vivono in una bolla da reality. Non tutti, certo…ci mancherebbe altro. Ma tanti, decisamente troppi. Alla fine arriva la mia partita, quella delle mie ragazze, la serie D, la prima squadra della mia società. Bisogna dire una cosa: ci sono tanti bravi allenatori che non arrivano mai in serie D, ci sono tante ragazze che sudano una vita ma non vanno oltre la terza divisione. Noi, io le mie ragazze, la mia società ci siamo arrivati, io ci sono stato altre volte, anche in C, mi manca la B, ma mi reputo fortunato: bella carriera la mia. Insomma: la serie D ce la siamo sudata e dovrebbe essere una festa. Ieri vinciamo bene e dovrei essere contento. Poi vedo le facce di chi non ha giocato quanto voleva (le mie sono entrate tutte, come quasi sempre), vedo le facce di alcuni genitori da una parte e dall’altra. L’allenatore avversario è bravo e simpatico, ci facciamo i complimenti e scappo via, incazzato.
In televisione 22 cretini tirano calci ad un pallone. Molto di quello che ho visto e del mio stress è colpa loro, delle tv, mia che li guardo. Spengo la la televisione. L’adrenalina è tanta e non riesco a leggere un buon libro che ho scaricato da Amazon. Per regola non porto i miei nervosismi sportivi in famiglia e sorrido a moglie e figlie. Ho vinto, non capirebbero e poi domani sveglia presto e… tutti a lavoro! Eppure non dormo….giro su fb e vado a guardare i profili di chi ha giocato, ragazzine, ragazze, donne e uomini…una ventina di persone che sapevo impegnate in partite importanti. Ritorno al post sulle trivelle, stesso problema:
Il bello contro l’utile. Nello sport e in mezzo all’Adriatico.
È la ricerca dell’utile (presunto) che ci estinguera’! Non c’è partita, oggi vince l’utile, il mio utile personale. Poco importa se la squadra (la mia di pallavolo, come la mia in quanto cittadino) ha vinto. Quel che conta è il mio utile, l’utile di mia figlia, l’utile della squadra che alleno.
Avevo deciso di smettere, sono stanco e non credo più di avere voglia di sacrificare tutto il mio residuo tempo libero per fare il coach di una squadra di pallavolo. Da ieri correggo un pò il tiro. Sono disposto ad allenare gente costretta in carcere, in comunità, in orfanotrofio, gente che forse merita la propria ora di sport. E sono anche disposto ad allenare un vecchietto di mia conoscenza che vuole tornare a correre la maratona.
Agli altri, a quelli stressati e arrabbiati che ho visto ieri, consiglio una corsetta, una visita ad un parente ricoverato in ospedale, un viaggio sui treni dei malati, direzione Lourdes, per guardare gli occhi della speranza, ma soprattutto una bella gita in una città d’arte, in un museo, in una chiesa storica.
Stop, io scendo.
