Il rispetto delle regole nella gestione del team. Antigone.

Il rispetto delle regole nella gestione del team è uno dei nodi che prima o poi vanno sciolti. Una squadra senza regole potrebbe diventare un gruppo nel quale ognuno si sente autorizzato a fare ciò che vuole. Ce ne siamo occupati nel post in cui trattavamo della differenza tra gruppo e squadra. D’altra parte le regole limitano la libera espressione del potenziale individuale e del gruppo, che è il punto di arrivo di ogni organizzazione vincente.

Nelle squadre sportive ci sono regole piuttosto ricorrenti. Sicuramente ci sono principi da rispettare.

Chi salta un allenamento durante la settimana non gioca la domenica!

Per giocare bisogna essere al massimo della condizione ed aver provato e riprovato le soluzioni che la domenica vanno messe in campo. Sembra giusto, ineccepibile. Il rispetto degli altri, la coerenza, la logica, i valori dello sport hanno bisogno di regole e le regole vanno rispettate.

In realtà ogni volta che ho messo delle regole in palestra, alla fine, l’ho pagata e mi sono sentito un po’ come Creonte.

Creonte è il personaggio di una tragedia di Sofocle.

La storia è semplice: due fratelli, Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si sono uccisi a vicenda per conquistare il trono di Tebe. Per motivi che non sta a noi indagare, il nuovo re, Creonte, decide di dar sepoltura ad uno solo dei due fratelli, Eteocle. Polinice ha sbagliato e sarà dannato in eterno, questo succede a chi non sarà sepolto. Il re, per esserne sicuro, promulga una specie di legge e promette guai seri a chi si occuperà del cadavere di Polinice!

Antigone è la sorella dei due fratelli che si sono uccisi, mossa da pietà per il fratello più sfortunato, si contorce nel dramma: obbedire agli dei, che impongono la sepoltura anche del più sventurato tra gli uomini o sottostare all’ordine del re?

Decide che la legge del re viene dopo: al primo posto va messo ciò che piace agli dei. La cosa giunge subito alle orecchie di Creonte, il quale obbedisce alla sua stessa legge e sbatte Antigone in fondo ad una grotta, per il resto dei suoi giorni. Tiresia, l’indovino, gli preannuncia che non è una buona idea e Creonte, spinto dal coro e dai propri dubbi, decide di liberarla.

Ora, però, è troppo tardi, perché Antigone nel frattempo si è suicidata impiccandosi.

Ma una tragedia è tale fino in fondo. Emone, figlio di Creonte, è il fidanzato di Antigone e si suicida per il dolore, seguito subito dopo dalla moglie di Creonte, Euridice.

Creonte, rimane solo, fedele alla sua legge, ma disperato.

L’opera è stata rappresentata per la prima volta nel 442 A.C., duemilacinquecento anni fa!

Lasciamo perdere la grande discussione su diritto positivo e diritto naturale (legge degli uomini e legge di natura) e rimaniamo concentrati sulle nostre semplici leggi da palestra e sul processo che chiamiamo team building che è centrale al raggiungimento dei successi di squadra.

Chi salta un allenamento non gioca la prossima partita. Un ragazzo giovanissimo costretto a lavorare, una ragazza al capezzale della nonna, una semplice interrogazione o un esame all’università: quanti casi possiamo esaminare come possibili eccezioni più che legittime alla nostra legge?!? Eppure c’è chi magari si è preso un quattro per non saltare la prossima partita- Lo ha fatto per il gusto di giocare, certo, ma anche per rispetto ai compagni e all’allenatore. Eppoi, se c’è una regola va semplicemente rispettata.

Può anche succedere che l’atleta più forte della squadra abbia un impegno importante e salti l’ultimo allenamento prima della finale per la quale abbiamo lavorato un anno. È giusto vanificare il lavoro di tutti per la fedeltà ad una regola?

Non si possono fare eccezioni! Valutare ogni singolo caso significa mettere a repentaglio la regola e perdere d’autorità, il rischio è che cada tutto.

Eppure… Creonte, per difendere la sua autorità e la sua coerenza, rimane solo e disperato e la sua squadra non ha certo vinto! Creonte, se non fossimo in una tragedia, non sarebbe certo passato alla storia come un buon coach.

Il dissidio pare insanabile, forse bisogna pensarci bene prima di mettere una regola, forse bisognerebbe riflettere sul fatto che esistono leggi che vanno oltre quelle del nostro sport.

Fermo restando che una tragedia di duemilacinquecento anni fa non può trovare una semplice soluzione bisogna creare la condizione perchè non si arrivi a dover scegliere.

Propongo alcuni passaggi.

  • Individuare ad inizio dell’anno gli obiettivi del gruppo e della squadra attraverso un modello di goal setting. Se il processo di individuazione degli obiettivi è condiviso siamo a buon punto nel progetto di team building;
  • Prendere decisioni coerenti e che mostrino una uniformità di giudizio (se la regola è violata da una ragazza scarsa o dalla top player non cambia l’esito);
  • Fare il punto della situazione regolarmente (ad esempio se la squadra è composta da universitari, durante la sessione di esame stabilire di derogare alla regola secondo la quale l’assenza ad un allenamento durante la settimana comporta la panchina);
  • Verificare periodicamente se le regole hanno ancora un senso, se è il caso di aggiungerne di nuove, di eliminarne di altre;
  • Parlare prima con gli atleti interessati e poi con la squadra (evitando processi);
  • Interrogarsi sui motivi e non sui colpevoli.

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