Radio Garden

E poi c’era quel cieco. Puoi portarmi il tablet cara? Ma come, pensai. Cosa ci farà mai con il tablet un cieco? Se ne stava lì in piedi. In mezzo alla sala.

Gli altri giocavano a carte, urlavano, bestemmiavano e bevevano vino. Le donne guardavano, parlavano tra loro. Si divertivano a guardare i loro uomini giocare. In realtà non erano i loro uomini, ma le donne si comportavano come se lo fossero stati . Se ne stanno lì, anni. Senza che nessuno li venga a trovare. Nascono amicizie fatte di sguardi e tenerezze. Gelosie. Oh, quante storie di gelosia hanno visto queste mura!

Marco, l’OS di turno, aveva esagerato ad allungare il vino. Mezzo litro d’acqua e un quarto di vino. Erano le disposizioni, allungare il vino. Mica possono ubriacarsi i vecchi. Un bicchiere per uno, non di più. Ma Marco ci faceva la cresta e un po’ di vino finiva a casa sua. A questa età il vino è un calmante. Non ti eccita. Se lo allunghi troppo questi vecchietti si fanno prendere dall’euforia. C’era euforia nell’aria. Anche il cieco era euforico. Si vedeva che era eccitato.

Insomma, porto il tablet al cieco. Mi chiede di accenderlo. Mi dice di cercare su Google. Radio garden mi fece scrivere. R A D I O G A R D E N, cara. Digita Radio Garden. Io non capivo. I quattro vecchietti che giocavano a scopa mi guardavano curiosi.

Sapevano.

Sì aprì una bellissima immagine del pianeta. Con tanti puntini verdi. Non la conosci?, mi fece il cieco. No, dissi. La cosa cominciava ad interessarmi. Ogni puntino verde è una radio, disse. Cerchi, signorina. Cerchi una radio. Girai il globo, a caso. Mi ritrovai in Mexico. Campeche. Caspita che ritmo. Passai il tablet al cieco. Alzai gli occhi e mi ritrovai a ballare con lui.

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