Markaris, l’ Esattore

Petros Markaris ne sara’ stufo, ma credo che abbiano ragione tutti quelli che lo definiscono il Camilleri greco. Mi pare molto meno appropriato, invece, definire il suo commissario Charitos il Montalbano ellenico. Questo libro, L’esattore, ha due particolarita’ che lo rendono un piccolo capolavoro: rende benissimo l’atmosfera di una Grecia in preda alla crisi economica, suggerisce un tema che e’ di stringente attualita’, quello della vulnerabilita’ di un’opinione pubblica che nei momenti delicati e’ fisiologicamente prona a uomini della provvidenza, eroi, quasi attendesse solo gesta sensazionali a risolvere la crisi. Il classico Deux ex machina è ancora nel DNA dei popoli antichi. Qui è sufficiente un pazzo, apparentemente dalla parte del popolo, per scatenare il consenso di folle evidentemente senza altre speranze. A condire il ricco piatto del racconto le vicende familiari del commissario, il quale, come se non bastasse, e’ alle prese con le inquietudini della figlia Caterina, brillante laureata che lavora senza stipendio ed e’ attratta da un posto all’ONU, tra le colorite e legittime preoccupazioni di mamma e suoceri contrari alla ventilata partenza per l’Africa.
Charitos se la vede con un misterioso Esattore nazionale che intima evasori e corrotti di sanare la loro posizione nei confronti della collettivita’, pena il “condono tombale” che l’Esattore esegue con colta precisione. Ma siamo sicuri che tutti in Grecia parteggino per Charitos? La politica, inetta e corrotta, sembra avere molto da temere e scarica tutta la tensione sul povero commissario…si organizzano manifestazioni e collette a favore dell’ Esattore, ma alla fine un po’ di normalità farà capolino anche in una Grecia dimentica della propria storia e alle prese con la Troika, nuovo nome dell’Olimpo.

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