Venti anni senza Diba

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Venti anni dal giorno in cui il gesto di Diba ci ha lasciati increduli. Trenta anni dalla tragedia giallorossa di una finale di coppadeicampioni perduta in casa ai rigori. Stesso giorno di maggio, dieci anni dopo. Per chi è di Roma, per chi conosce Roma è chiaro come il sole che i due fatti non possono essere legati da una coincidenza. Poi c’è Luca, il figlio di Ago. Lo sa pure lui che non è una coincidenza e implora ancora oggi il capitano giallorosso: quella stupida partita non può averti portato a tanto! Ma un uomo come Agostino di Bartolomei non è mai banale. Non è banale anche la sua fine da eroe di una tragedia greca. Qualche affare che ha preso il palo ed è ritornato violentemente in campo ed una rete che non vuole più gonfiarsi come quando veniva colpita dai palloni scagliati dal ragazzo di Tormarancia. La rete è quella di un mondo del calcio che non sa che farsene di un eroe discreto, di uno che non chiede, ma che timido alza la mano in attesa che in vista di un incarico, di un progetto qualcuno dica: ma c’è Agostino, perché non ci abbiamo pensato prima? No, questo mondo non sa che farsene del ragazzo che divideva i suoi pomeriggi tra l’oratorio della Chiesoletta e il campo dell’Omi e che oggi si illude di aprire una scuola calcio in Campania contando anche sulle sue relazioni politiche. I due libri, Il Manuale del calcio, tratto dagli appunti del capitano giallorosso e L’ultima partita sinceramente non entusiasmano, anzi ci restituiscono un’immagine lontana e un pò offuscata di Ago. Ma la partita di Agostino è stata questa: lo vedevi in campo e non capivi come facesse ad essere un giocatore di serie A, poi scoprivi che aveva i tempi giusti per ogni situazione, illuminava con i suoi lanci, sconvolgeva con i suoi tiri da fuori, le punizioni, i rigori. Ago faceva correre la palla (che tanto non suda) come oggi fa correre i nostri ricordi, le nostre emozioni, il nostro amore per l’ eroe che in mano aveva sempre un misterioso borsello, che segnava meno gol di Pruzzo, era meno bello di Falcao, molto più lento di Conti. Un eroe per il quale non c’era posto. Ago è la mia adolescenza, il sapore dei miei sogni, l’oratorio, la tessera junior club, le finali di coppitalia contro il Toro e la sensazione immodesta che qualcuno sappia sempre vendersi meglio di te. No, nessun libro, anche se onesto, può restituirci tanto.

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