Seneca, De brevitatae vitae

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De brevitatae vitae, Sulla brevità della vita è una medicina attualissima.

A duemila anni di distanza colpiscono ancora la freschezza con cui si raccontano i vizi degli uomini, sempre gli stessi, e la rincorsa del nulla nella quale si impegnano gli olimpionici della vanità.

Nel racconto di Seneca mancano internet e la televisione, ma il resto delle faccende umane ricalca un canovaccio che potrebbe essere stato scritto ieri.

Uomini in carriera, uomini che buttano una vita dietro i capricci delle mogli sono i personaggi dei quali ci sembra di udire il respiro e le lagne.

Il distacco del saggio è l’unica, stoica, via d’uscita.

Certo Seneca è un misogeno e pare che la sua vita non sia stata poi così lontana da quella degli uomini che deride, ma la sua ironia e le sue ricette valgono il prezzo della lettura.

Seneca è un formidabile dissacratore della nostra società e dissacra per fornirci un obiettivo migliore rispetto a quelli per i quali perdiamo tante energie. Le cose inutili, quelle di un tempo effimero, ci fanno consumare un bene che non ci sarà restituito: il presente.

Non solo: il presente che sprechiamo si accumula nel passato e sarà un fardello del quale non ci libereremo. Il passato sarà, nel bene e nel male, l’unica parte immutabile della nostra esistenza.

Imperdibili gli slogan in latino che ci regala il testo e che fanno parte della hit parade di sempre, uno su tutti:

non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus. Non abbiamo poco tempo, ma molto ne abbiamo perduto.

L ‘otium del saggio (che non è certo traducibile con il nostro ozio) si contrappone in tutta l’opera al negotium e all’occupatio, esortandoci a vivere il presente gustandoci la parte migliore. Così facendo riempiremo il nostro passato di tesori che nessuno potrà portarci via.

Un pubblicitario dei nostri tempi potrebbe dirci:

dopo aver letto Seneca vivrai il tuo presente con una intensità che non hai mai conosciuto prima… e costruirai un passato da far invidia al più saggio degli uomini!

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