La Provvidenza rossa

La Prprovvidenzaovvidenza rossa, così Lodovico Festa titola il suo mistery ambientato nella Milano, parte comunista, del 1977. La Provvidenza rossa è quella che mette in mano all’assassino di una giovane attivista e fioraia l’arma del delitto, una Maschinenpistole in uso alla Wehrmacht, rimasto nascosto dai tempi della Resistenza nella sezione di Corso Sempione. La Provvidenza rossa è anche però quella spettacolare macchina dell’apparato comunista che si costituì Stato nello Stato e che nel romanzo svolge indagini per proprio conto, giungendo a soluzione, processo, depistaggio e pena prima e in sostituzione del potere giudiziario ufficiale. Dondi, il capo dei comunisti, affida la soluzione del caso all’ingegner Cavenaghi, vicepresidente regionale dei probiviri, che attiva la fitta rete di compagni, ognuno con una sua specialità, ognuno dente di un ingranaggio che all’epoca sembrava funzionare alla perfezione. Tutti, dinanzi all’ordine del Partito, collaborano e obbediscono. Persino il Segretario nazionale, chiamato a presiedere una riunione a proposito della quale ignora l’urgenza e l’importanza, obbedisce senza frapporre domande. Interessante la relazione complice tra uomini del PCI e gesuiti, tra la Compagnia di Gesù e Mosca. Le due chiese si rispettano e quando possibile collaborano. La scelta dei gesuiti non è casuale: l’organizzazione militare della Compagnia di Gesù è la giusta controparte per la fitta rete del PCI. Buona la ricostruzione dei personaggi, donne e uomini che chi ha qualche anno ed ha anche solo sfiorato gli ambienti del Partito Comunista può facilmente riconoscere come maschere di una commedia che in quegli anni andava in scena in tutte le città italiane.  Cavenaghi si muove tra il suo amore borghese e il suo impegno che non ammette deroghe, ferie, parentesi. In un finto epilogo confesserà di essersi sposato, di aver chiuso con quel mondo, ma di aver voluto in qualche modo superare il suo passato scrivendo un libro su i fatti che lo hanno visto protagonista. Che poi l’epilogo sia così finto, nonostante gli avvertimenti di rito, non è credibile, proprio perché è troppo credibile e vera la storia delle donne e degli uomini che si racconta.

Per chi scrive queste righe ed è sempre stato atterrito dalla macchina  del partito, rifiutandosi di farne parte, fuggendo l’ortodossia imposta da ogni chiesa, c’è quasi nostalgia per un ordine del mondo che era anche la chiave di un senso collettivo che si riconosceva in fatti apparentemente senza senso. Nostalgia vera, invece, per una comunità di uomini e di donne che andava in una direzione ideale e concreta, credeva in un futuro da costruire e che si affidava ad una Provvidenza. Rossa o bianca che fosse, era pur sempre una Provvidenza.

Un pensiero riguardo “La Provvidenza rossa

Lascia un commento