Fai chiarezza sugli obiettivi. Platone e Aristotele.

Tutti noi, nello sport come nella vita, abbiamo qualcosa che bussa alla porta della nostra volontà. A volte a spingere le nostre azioni sono semplici sogni, altre desideri più definiti, ma anche pulsioni, obblighi, necessità….

Arruolare un ottimo coach può essere un buon investimento anche se ci aiutasse soltanto a definire tutto questo.  Soprattutto sarebbe importante per ciascuno trasformare le varie istanze a cui facevo riferimento in obiettivi SMARTS.

Molto spesso proprio l’assenza di obiettivi chiari e circoscritti è la fonte di ansia, stress, depressione. Ad ognuno il suo mestiere: il campo degli esiti di tanta confusione è un argomento che interessa psichiatri e psicologi. Tra l’altro le diverse scuole terapeutiche su questo punto sono spesso in disaccordo tra loro.  Se pensi che un coach possa esserti di aiuto è perchè hai più semplicemente bisogno di organizzare alcune attività in funzione di qualcosa che va definito meglio. Puoi tranquillamente farcela da solo, magari dopo aver letto il post sul goal setting e gli obiettivi SMARTS.

Prima, però, mettiti comodo e ragioniamo insieme su alcune caratteristiche generali degli obiettivi che ti poni.

Come ti avrò già detto  la mia fonte di ispirazione in questo blog è Platone. Tuttavia chi si pone un obiettivo  vuole vederlo realizzato e difficilmente potrà accettare che il risultato del suo affannarsi sia platonico. Una cosa che definiamo platonica è sempre intesa come teorica, astratta o meglio non concretizzata, il contrario di quello che ci si aspetta quando si lavora per qualcosa di ben definito. Nessuno è disposto a farsi in quattro per un obiettivo del quale non si possa apprezzare la concretezza. Tuttavia, sebbene questo sia quello che comunemente si intende quando definiamo qualcosa con il termine platonico… per Platone non funziona esattamente così.  Anzi,  Platone ci dà una grossa mano proprio nel lavoro che circoscrive il nostro target. Il filosofo sintetizza infatti l’insegnamento di due grandi maestri (Platone era un aristocratico molto colto, riduttivo ridurre il suo apprendistato all’incontro con Socrate).

Parmenide, il filosofo dell’essere perfetto e sferico;

Eraclito, il filosofo del divenire e della guerra, madre di tutte le cose.

Non spaventarti. Stiamo parlando di molto tempo fa ed i filosofi, anche i più raffinati, parlavano un linguaggio abbastanza accessibile.

Parmenide aveva seri problemi  a spiegare il mondo delle nostre difficoltà quotidiane, le stagioni che si alternano, le passioni degli uomini. Ci deve essere una ragione che giustifichi tutte queste cose che sembrano scollegate tra loro. Alla fine trova questa ragione unificante nell’essere. Tutto quello che è ha un qualcosa in comune: è. L’essere è sferico, senza spigoli, asperità, difficoltà.

Eraclito, al contrario, sembra accettare il mondo che vede:  sempre in divenire, senza uno scopo, privo di senso.  La madre di tutte le cose è la guerra, il conflitto tra diversi. Parmenide cerca  in cielo, Eraclito sulla terra: il genio di Platone li mette in relazione tra loro e li rende complementari.

Che c’entra tutto questo con i nostri sogni ed i nostri obiettivi? Quando cerchiamo di individuare un obiettivo siamo immersi nel guazzabuglio di Eraclito e vogliamo raggiungere la stabilità di Parmenide. Quante volte al primo incontro un coach si sente  dire: vorrei avere stabilità nella mia vita… Se tu stesso pensi che ti serva un coach (o che devi essere coach di te stesso) lo fai per mettere ordine. Ci troviamo tutti sulla scena descritta da Eraclito: non facciamo in tempo a conquistare una certezza che tutto cambia. Quanto ci farebbe comodo frequentare più assiduamente il mondo di Parmenide, immutabile e perfetto!

Quando in una seduta di coaching cerchiamo di individuare  un nostro obiettivo partiamo sempre da Eraclito e lo facciamo riferendoci a come sarebbe il nostro mondo ideale, quello parmenideo, o meglio platonico. Se hai deciso di fare da solo, probabilmente stai facendo proprio questo. Cerchi un punto di riferimento.

È proprio per far questo  che isoliamo un obiettivo significativo ed orientiamo le nostre azioni al raggiungimento di quello scopo, il quale, un po’ come l’idea di Platone, ispira tutte le cose concrete che a lei fanno riferimento. Se il mio scopo è correre (poi vedremo come) la Maratona di Roma, ecco che ho trovato l’ordine al mio caos quotidiano. Tutto deve convergere verso quell’obiettivo.

Tuttavia ci sono obiettivi e obiettivi. Nella distinzione qualitativa degli obiettivi pesa molto la riflessione di Aristotele, formulata circa 2400 (duemilaquattrocento) anni fa in un testo che qualcuno ha deciso di chiamare  Protreptico.   Aristotele è discepolo di Platone, ma ben presto compie un vero e proprio parricidio. Per quello che a noi qui interessa, a proposito degli obiettivi, entra molto sul concreto e distingue tra:

  • cose desiderate perchè necessarie;
  • cose desiderate perchè buone.

Il denaro non è bello e solo Paperon de’ Paperoni lo ama in quanto tale, è piuttosto desiderato perché è necessario ad acquistare cibo, case, vestiti, automobili. Alla prima categoria appartengono cose che vengono amate e desiderate per causa di altro, al quale sono funzionali.

Una passeggiata in riva al mare a primavera si fa amare, senza che vi sia altro scopo che non quello di godersela in santa pace. Alla seconda categoria appartengono cose  sono amate per se stesse:  così da essere considerate  desiderabili per quello che sono.

Oggi, nel definire i tuoi obiettivi devi tener conto di quello che ci dice Aristotele. Nel goal setting, nell’attività di cercare di definire un obiettivo e individuare le azioni utili e necessarie al suo raggiungimento, distinguiamo,   due grandi famiglie di obiettivi:

  • obiettivi intrinseci;
  • obiettivi estrinseci.

Tale distinzione è comunemente accettata dalle scuole di coaching, il bello è che pochi coach sanno che le loro idee innovative derivano da Aristotele.

Obiettivo intrinseco = fare le cose in maniera il più vicina possibile a quella ideale

Il raggiungimento di un obiettivo intrinseco è altamente motivante i  quanto è visto come un bene in sé e tutte le azioni necessarie a raggiungerlo sono direttamente riconducibili all’obiettivo stesso.

L’obiettivo che si contrappone all’obiettivo intrinseco è quello estrinseco.

Obiettivo estrinseco = agire perchè ci è imposto o fare ciò che è necessario per ottenere una cosa ritenuta buona, utile, vantaggiosa. 

Dato che per raggiungere un obiettivo si debbono mettere in atto strategie e azioni mirate,  è evidente che l’obiettivo intrinseco sia più motivante a compiere azioni desiderate per quello che sono.  Gli obiettivi estrinseci, invece, necessitano di una grande determinazione e di una vision chiara e precisa.

Sembra poco concreto? No, al contrario. Prendiamo un ragazzo che sogni di fare il cardiologo e si trovi a sostenere al primo anno di medicina l’esame di chimica. Evidentemente superare quell’esame è funzionale all’obiettivo principale, la motivazione sarà abbastanza bassa e comunque sempre messa in relazione alla cardiologia. Quando il nostro futuro dottore sarà impegnato nell’esame di cardiologia il suo testosterone salirà alle stelle: quell’esame è più strettamente correlato all’obiettivo intrinseco: diventare un cardiologo.

Quindi, se hai bisogno di motivazione puoi scegliere direttamente un obiettivo intrinseco, oppure tenere bene a mente quale sia la relazione tra il tuo obiettivo supremo e le tappe che dovrai superare per raggiungerlo.  Il consiglio che mi sento di darti è questo: non perdere mai di vista cosa ti piace fare, essere, ottenere e lega bene ogni tua attività a questo tuo scopo principale.

Metti ordine con noi ai tuoi obiettivi:

Torna indietro

Il messaggio è stato inviato

Attenzione
Attenzione

Attenzione!

 

Lascia un commento