Non giudicare dovrebbe essere una regola di vita, non giudicarti è anche un’ottima strategia sportiva.
In un precedente post ho introdotto il discorso sul dialogo interiore, l’inner game, oggi voglio svelarti un piccolo segreto. Quando pratichi il tuo sport c’è una cosa che sicuramente fai e che paralizza la tua capacità di entrare nella bolla di concentrazione. Se riusciamo a creare una routine che la neutralizzi facciamo un grande passo avanti nella lotta contro il nostro sabotatore interno.
Sto parlando dei giudizi che dai su te stesso e la tua attività sportiva nella pratica del tuo dialogo interiore. Allontanare il giudizio è il primo passo per giocare lealmente con te stesso.
Quante volte ti sei sorpreso a giudicarti? Sto parlando di giudizi su te stesso che esprimi nel corso della tua prestazione sportiva. Il nostro agente sabotatore è prodigo affermazioni del tipo: sei troppo lento, oggi non entra una battuta, il mio avversario è in gran giornata, ma anche di giudizi positivi, hai la vittoria in pugno, hai fatto una gran difesa.
Contrariamente a quanto possa sembrare a prima vista queste affermazioni non hanno alcuna attinenza con la tua prestazione e ti impediscono di sviluppare in modo spontaneo il tuo talento. Dovrai lavorare per sviluppare l’abitudine a non giudicarti.
La realtà è che se stai nella bolla non hai bisogno di pensare a quello che stai facendo. Posso fornirti due prove di quanto il giusto flow sia un flusso irruente che travolge ogni giudizio dalla tua prestazione. Tim Gallwey suggerisce un trucco bastardo per mettere in difficoltà il proprio avversario durante una partita di tennis (lo fa per fornirci una prova proprio sulla necessità di essere spontanei). Durante un cambio campo prova a chiedere all’avversario che ti sta mettendo in difficoltà: complimenti, oggi il tuo rovescio entra benissimo. Cosa hai cambiato? Costringerlo a riflettere sul suo rovescio avrà su di lui un effetto devastante e vedrai che pian piano il suo colpo perderà d’efficacia. Fino a quel momento quel colpo funzionava a meraviglia proprio perché partiva da solo.
La seconda prova è nei tuoi ricordi: se pensi alla tua gara perfetta ricorderai benissimo che il vento in poppa che avevi non richiedeva assolutamente nessun giudizio. Mi diverte osservare la faccia degli atleti di elite quando qualcuno chiede loro: in che momento hai pensato di aver vinto?
Non lo sanno. Se ci avessero pensato durante la gara non avrebbero vinto. L’attivazione agonistica non prevede nessun giudizio su quello che sta succedendo. L’attivazione e la routine che rende impossibile al tuo sabotatore introdurre giudizi sono momenti che vanno allenati. Seguici nei prossimi post per sapere come.

