L’antica filosofia del fartlek

Anche se il saggio non cammina con lo stesso passo, di sicuro cammina per una stessa via.

Epicuro

Il fartlek è un allenamento globale di cui beneficiano corpo e mente

Sono sicuro che Epicuro sarebbe piaciuto a Gösta Holmér, l’inventore del fartlek.

Non pensiamo alla pessima stampa che accompagna il filosofo: gli atteggiamenti epicurei gli sono stati attribuiti dagli stoici al solo fine di screditare l’avversario. Epicuro in realtà era un filosofo equilibrato ed  ha molto da dirci proprio sull’approccio all’allenamento del runner.

Procediamo con ordine: per il maestro i piaceri che sono maggiormente desiderabili sono quelli considerati naturali e necessari. Gli altri, quelli naturali e non necessari, o, peggio, quelli non naturali e non necessari, sono visti come fumo agli occhi.

Il nostro amico Gösta, che negli anni 30’ allenava la nazionale svedese di Cross Country, doveva essere un convinto sostenitore della teoria epicurea e per questo motivo inventò un metodo di allenamento naturale, necessario e soprattutto piacevole. Al contrario, se penso ad un allenamento innaturale e non necessario, almeno per un runner che si dedica a lunghe distanze, mi vengono in mente le noiose,  temutissime ripetute. Il motivo per cui podisti di medio e basso livello si dedichino a questo supplizio mi resta sconosciuto.

Nella sua versione orginale il fartlek è quanto di più vicino esista ad un training mentale applicato alla teoria dell’allenamento. Il gioco di velocità, questa è la traduzione di fartlek, combina prestazioni di diversa intensità, all’interno della stessa seduta di allenamento.

Si corre a ritmo gara, si sprinta, si recupera, si raggiunge un avversario, si mantiene il vantaggio, si salta un fosso, si scala un’asperità, si corre in riva al mare….tutto in risposta alle sensazioni che l’atleta riceve dal suo corpo durante la stessa seduta di allenamento. Le sensazioni si combinano al percorso ricco di ostacoli naturali (dossi, saliscendi, barriere, ma anche semafori, pedoni…) e agli input che la mente ci trasmette (dinanzi alla fatica: combatti o fuggi!). Il risultato è che il cambio di intensità della corsa è determinato sia dal percorso che da cambi di ritmo volontari.

Quando il sabotatore che abita nella nostra testa ci chiede di rallentare si può immaginare di rilanciare con una breve accelerazione fino alla siepe che troviamo a trenta metri, con la promessa di tirare il fiato subito dopo… giusto in tempo per un allungo a ritmo gara sul greto del fiume che ci scorre accanto, prima di raggiungere il passaggio a livello che troveremo chiuso e che ci costringerà a tornare indietro sul percorso alternativo….sterrato. Il fartlek è esattamente questo: correre a ritmi variati, utilizzando difficoltà  naturali e costruendo mentalmente le più svariate situazioni.

E’ facile immaginare quello che avviene durante una seduta di fartlek. Nella nostra mente si trovano a dialogare la forza, il lato oscuro e le sensazioni che ci sono trasmesse dal corpo ad ogni appoggio del piede:

-Sento i polpacci pesanti

-e’ ora di fermarsi

-no, allunghiamo fino a quella collinetta

-siamo arrivati alla collinetta, ora basta

-ok, recuperiamo fino al greto del fiume, poi allunghiamo a ritmo gara

-ho sete

-allora facciamo jogging fino alla fontanella…ma occhio che ci stanno riprendendo…

Naturalmente puoi facilmente costruire anche un fartlek urbano, con pedoni, semafori, marciapiedi, parchi e recinzioni….

Per saperne di più e per un incontro skype sul fartlek non esitare a contattarci

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