
E’ vero, nell’ultimo post ho barato. Ho chiesto agli amici tennisti di eseguire l’esercizio lasciandoli soli con un tecnica molto importante: la visualizzazione. Alcuni lettori non si sono mai confrontati con questa tecnica e mi hanno scritto allarmati. Volevo stimolare la loro curiosità. A mia discolpa va detto che il programma era da svolgersi in tre step e l’ultimo richiedeva una settimana di tempo. Dato che il mio post è di tre giorni fa… avevo già programmato di sistemare le cose prima di questo ultimo appuntamento.
Mettiti comodo e dedica cinque minuti a questa introduzione. Al termine dell’articolo sarai in grado di iniziare a lavorare sulla visualizzazione. Seguiranno, ovviamente, altri post di approfondimento e se vuoi puoi sempre contattarmi.
Nonostante l’uso della visualizzazione sia ormai molto diffuso specie in ambito sportivo, riscontro sempre un po’ di diffidenza quando la propongo in un intervento di mental coaching. Molti pensano che siano chiacchiere alla Herry Potter. D’altra parte qualcuno ne è entusiasta e pensa di avere a che fare con qualcosa di esoterico. Non c’è nulla di misterioso nelle tecniche di visualizzazione, anzi, gli scienziati hanno descritto in maniera molto dettagliata l’impatto fisiologico di una esecuzione corretta e ripetuta di questa tecnica. Quando visualizzano finiamo con il coinvolgere anche le nostre terminazioni nervose e i nostri muscoli in una sorta di esercizio analogo a quello che svolgiamo in un allenamento vero e proprio. L’attività neuromiografica inconsapevole che si ottiene quando si visualizza è registrabile attraverso uno strumento chiamato elettromiografo (lo stesso che si utilizza come “macchina della verità”). Del resto è capitato a tutti noi di osservare una persona che mentre dorme muove qualche parte del corpo coinvolta nel sogno, come chi con la mano scaccia una mosca che nella immaginazione di chi dorme svolazza fastidiosa sul proprio naso.
Secondo molti studiosi queste stimolazioni ripetute faciliterebbero anche un processo di memorizzazione del movimento, determinando un allenamento ai gesti motori e agli eventi futuri.
In breve: eseguire un esercizio o immaginare di eseguirlo sono due attività che in modo diverso sollecitano impulsi che raggiungono i distretti muscolari, allenandoli.
Ma quali caratteristiche ha una visualizzazione efficace?
Solitamente la visualizzazione ci riguarda. Chi visualizza si vede impegnato in qualcosa (un gesto tecnico, una competizione, una riunione, un esame, una conferenza in pubblico). Ci si può guardare in soggettiva (come se fossimo noi stessi in quella situazione) o in oggettiva (dal di fuori, come in un film). Non è raro che la visualizzazione cambi prospettiva nel corso del film. Un tennista mi ha raccontato di inquadrare la sua racchetta che colpisce la pallina come quando effettivamente compie quel gesto, ma poi la sua attenzione si sposta sulla stessa pallina che viaggia verso il punto d’arrivo come se fosse osservata da un drone o da uno spettatore sugli spalti.
Tra i due modi di vedersi c’è differenza:
a) nel primo caso, quella della visualizzazione soggettiva, avremo un effetto allenante più efficace. Mi vedo come se stessi giocando, quindi mi alleno. La visualizzazione soggettiva ha anche maggiori implicazioni motivazionali;
b) nel secondo caso, quello del film, potremmo migliorare alcuni aspetti delle nostre performance. Mi vedo far bene una cosa e rafforzo il mio modo di farlo, oppure vedo i miei difetti e mi correggo. Questa tecnica può essere utilizzata efficacemente anche fuori dallo sport: ad esempio correggendo alcuni atteggiamenti nel nostro parlare in pubblico o rafforzando il nostro senso di sicurezza durante un colloquio di lavoro.
Quindi, quando ti preparerai a visualizzare dovrai scegliere di adottare una di queste due impostazioni.
Ma possiamo anche andare oltre, ad esempio visualizzando la nostra reazione ad uno stimolo esterno. Mi viene in mente un pugile che potrebbe visualizzare un particolare colpo portato dal suo prossimo avversario, al fine di imparare a schivarlo o anticiparlo. Un pallavolista, invece, per visualizzare il suo muro dovrà necessariamente vedere il colpo d’attacco del suo avversario in tutte le varianti possibili. Un ragazzo prima di un esame universitario può visualizzare il proprio professore che lo interroga, prevedendone le domande e anche gli atteggiamenti che potrebbero influire sul buon esito della prova.
Hai quindi a disposizione due prospettive per due varianti: quella oggettiva (allenante), quella soggettiva (addestrante) e le stesse due prospettive in risposta ad uno stimolo esterno (resiliente).
Ti manca ora un ultimo passo. Dobbiamo stabilire alcune caratteristiche di questa visualizzazione che andrai a costruire. Possono esserti utili alcune semplici indicazioni che fornisco ai ragazzi che alleno:
- L’immagine deve essere il più possibile nitida, il nostro obiettivo è una bella immagine in HD;
- L’immagine deve rientrare progressivamente nel pieno controllo di chi visualizza, senza distrazioni, interferenze…sonno. Ci si deve allenare a padroneggiare le immagini visualizzate. Ad esempio si può iniziare visualizzando una pallina da tennis, girandole intorno con lo sguardo, osservandola nel dettaglio e allontanandoci per osservarla mentre riposa su un campo da tennis;
- Si passa dal semplice al complesso: da una visualizzazione in ambiente privo di disturbi si arriva ad una visualizzazione complessa durante la performance. Parti dalla pallina ferma sul campo da tennis visualizzata mentre stai steso sul letto della tua stanza, arriverai presto a visualizzare la battuta vincente mentre stai al servizio durante la finale di Wimbledon;
- L’immagine non si ferma al tuo gesto, ma comprende anche l’esito (efficace). Non fermarti al momento in cui colpisci la pallina, ma arriva a vedere l’avversario che si allunga inutilmente nel tentativo di intercettare il tuo servizio.
Bene, ora la tua cassetta degli attrezzi è già abbastanza assortita per poter iniziare a visualizzare. Come in ogni cosa inizia gradualmente, cinque minuti al giorno possono bastare… in breve vedrai che sarai in grado di affrontare visualizzazioni complesse, nei momenti più stressanti.
