È quasi pronto, amore / device 2

La donna se ne stava sdraiata sul divano del salone. La parete, davanti al divano, era occupata dallo schermo Samsung da 52 pollici che avevano comprato a Natale. La porta della cucina era chiusa. L’uomo si dava da fare per la cena, ma, attraverso il vetro opaco della porta, non la perdeva d’occhio.

Dai fornelli poteva indovinare la capigliatura riccia, sale e pepe, poteva scendere con lo sguardo fino a intravedere le spalle e le braccia, sollevate in alto, a sorreggere il telefonino. Il riflesso del televisore davanti a Monia, così si chiama la donna, era vivace e la luce cambiava rapidamente di colore e intensità. L’uomo ne dedusse che sua moglie, Monia è sua moglie, avesse cambiato canale, passando dal notiziario al nuovo episodio della serie sulla squadra di polizia americana. Forse neanche ci pensò, sapeva cbe era così. Era così tutte le sere. Un luce più fioca, bluastra, partiva dal telefonino e si estendeva sulle braccia, fino a scomparire dietro alla capigliatura della donna, illuminandone il volto, che però, da quella posizione, lui poteva soltanto immaginare. Si figurò il suo viso, contratto, teso a scrutare chissà cosa sui social, a pensare risposte, condivisioni, like. La donna non è una stupida. Era nel suo mondo fatto di professori universitari, critici letterari, scrittori. Un mi piace può fare la differenza, nel suo mondo.

Tagliò le patate a cubetti, non troppo grandi, né troppo piccoli. Attese che l’olio fosse caldo e le mise a soffriggere.

Tra poco è pronta la cena, disse alla donna attraverso il vetro.

Aveva timore che l’odore dell’olio, che intanto aveva preso a saltare, passasse in salone. Avrebbe sigillato la toppa della chiave e steso stracci sotto la porta. Si ripromise di farlo la prossima volta.

Aggiunse le cipolle al soffritto, aumentò la velocità della ventola di aspirazione e aprì la finestra. Lo colse un brivido di freddo. Abbassò la fiamma del gas, ma ormai il piano di cottura in alluminio era invaso dagli schizzi dell’olio extravergine di oliva che era andato a comprare in Sabina lo scorso fine settimana.

Si voltò e vide che le spalle della donna si muovevano in maniera impercettibile, stava digitando qualcosa sulla tastiera.

Era in ritardo sul suo programma. Estrasse dal frigo la confezione di uova biologiche, le ruppe una ad una battendo sul piano di finto marmo e le fece cadere tutte e sei dentro la ciotola. Si accorse che nel brodo di rossi e di albumi erano presenti dei resti di guscio.

Sarà vero che provocano l’appendicite?

Facendo attenzione li prese con le dita. Si asciugò le mani sui pantaloni che aveva indossato per andare in ufficio. Tanto era venerdì e il completo sarebbe finito in lavanderia.

Metto le uova sul fuoco, amore. Disse da dietro la porta della cucina.

Monia aveva abbassato le spalle, ora sembrava presa dalla serie sulla squadra di polizia americana. Il bagliore bluastro saliva dal pavimento.

Dopo aver sbattuto alla meglio le uova, l’uomo ci sparse a pioggia un pizzico di sale e si avvicinò ai fornelli. Si leccò le dita per pulirsi dal sale.

Aveva abbandonato il soffritto per troppo tempo. Le cipolle avevano cominciato ad annerirsi. Posò la ciotola con le uova sbattute e salate. Spense i fornelli, aprì un cassetto e recuperò un cucchiaino da caffè. Con molta attenzione estrasse i pezzetti di cipolla più neri. Per salvare il lavoro eliminò ogni residuo che galleggiasse sull’olio della Sabina.

Gettò uno sguardo dal vetro della cucina, la situazione non era cambiata.

Riaccese i fornelli e senza attendere che l’olio riprendesse una vita effervescente lasciò scivolare le uova sbattute e salate nella padella. Le aggiustò con la forchetta di legno.

Nel salone i bagliori si erano fatti meno elettrici ma la serie sulla squadra di polizia americana era sempre lì. Lo intuiva dai rumori soffocati che arrivavano attraverso la porta. La donna adesso aveva di nuovo le spalle alte, e l’altra faccia dei suoi capelli era illuminata dal riflesso bluastro.

Cinque minuti ed è pronto, amore. Disse l’uomo.

Era un momento delicato. Prese la padella e la inclinò, con la forchetta di legno sollevò un lembo di frittata ormai rappresa. La parte delle sei uova rimasta liquida e che era in superficie cominciò ad infilarsi sotto l’impasto e a rapprendersi. Fece lo stesso altre tre volte, ruotando la padella in senso orario e sollevando la frittata con delicatezza.

Aprì la porta del salone per portare a tavola i bicchieri ed una bottiglia di birra ghiacciata.

Bevo un po’ di birra. È una lager belga. La verso anche a te, amore? Chiese.

La donna non rispose. Non è una stupida, si disse, è troppo presa. Girò i tacchi e tornò in cucina.

Adesso era deciso a giocarsi tutto con l’operazione più azzardata. Prese dalla dispensa il grosso piatto con le decorazioni natalizie. Lo posò sulla padella e si assicurò che ne coprisse tutta la circonferenza. Afferrò con la sinistra il manico e poggiò la destra sul piatto. Esitò. Invertì la presa, poi ribaltò velocemente la padella in modo che la frittata poggiasse sul piatto.

Salto mortale riuscito, si disse.

Applausi.

Respirò. Poggiò di nuovo la padella sui fuochi e vi fece scivolare piano piano la frittata. Fece molta attenzione a che la frittata non si accartocciasse. Si aiutò con la forchetta di legno, dopo la lecco’. Il sale sembrava giusto.

E’ quasi pronto, amore.

La donna era ora seduta sul divano. Alzò il volume del televisore e cambiò canale. Poi continuò a digitare sulla tastiera del suo Samsung 8.

L’uomo attese che la frittata diventasse croccante anche dalla parte che adesso era a contatto con il fuoco e spense i fornelli. La fece nuovamente scivolare sul piatto rosso con le decorazioni natalizie e la portò in tavola.

Senti che buon odore, disse.

Monia si alzò dal divano, posò il suo Samsung 8 sul tavolo e si accomodò con le spalle alla televisione. Arrivarono un paio di notifiche in rapida successione. Non vi prestò cura. Ispezionò il suo piatto e con la forchetta, afferrata distrattamente, iniziò a torturare la frittata.

Hai amalgamato bene le uova? chiese all’uomo.

Certo, ma ho dovuto fare in fretta perché si stavano bruciando le cipolle.

Si vede, disse la donna.

Poi prese un boccone e iniziò a masticare a bocca aperta.

L’uomo bevve d’un fiato un bicchiere di birra ghiacciata. Non aveva fame, la birra era fresca il giusto e non molto alcolica.

La donna recuperò il suo Samsung 8, si alzò da tavola e si sdraiò nuovamente sul divano con le braccia alzate a sorreggere lo schermo bluastro.

Rimasero così alcuni minuti. L’uomo a mandar giù bicchieri di birra e la donna a scrollare lo schermo del suo Samsung 8.

L’uomo si alzò e cominciò a sparecchiare la tavola.

Lascia perdere, disse Monia. La cucina sarà sporchissima, ci penso io. Aggiunse.

L’uomo prese la bottiglia vuota della birra, estrasse il suo Samsung 8 dalla tasca dei pantaloni che aveva indossato per andare in ufficio, il suo ufficio all’ottavo piano della motorizzazione civile. Osservò ancora una volta la testa con i capelli sale e pepe della donna. Le si avvicinò e vide che la donna stava scrivendo qualcosa su whatsapp.

Esco a buttare il vetro, disse.

C’è soltanto la tua bottiglia di birra, rispose.

Non fa niente, esco lo stesso, disse ancora l’uomo.

Scese a piedi le tre rampe di scale della sua palazzina. Si fermò sul pianerottolo del primo piano. In uno dei due appartamenti viveva una famiglia di bengalesi. L’odore delle spezie era nauseabondo. Poggiò l’orecchio alla porta. Si sentiva ridere. Il papà stava raccontando qualcosa e i quattro ragazzi ridevano, mentre la mamma protestava nella loro lingua. Anche lei, però, faceva parte del gioco.

Quando si rese conto che stava rubando un momento intimo della famiglia ebbe vergogna.

Raggiunse in fretta il cassonetto giallo per la raccolta del vetro. Lasciò cadere la bottiglia dentro al buco.

Nel prato un uomo giocava con il cane. Era buio ed era scesa la prima nebbiolina. Il cane trovava sempre la pallina da tennis gialla e la portava indietro, pronto a rincorrerla di nuovo.

Osservò la forza con cui l’uomo lanciava la palla. Dopo anni aveva acquisito una certa abilità. Non era solo una questione di forza, c’era eleganza in quel gesto.

Provò ad imitare il movimento dell’uomo con il cane. Al posto della pallina afferrava con forza il suo Samsung 8. Caricò il braccio, piegò il gomito e fece partire il lancio.

Il suo Samsung 8 volò altissimo, oltre la luce del lampione. Non riuscì a scorgere il punto di caduta, ma era ben oltre i lanci della pallina dell’uomo con il cane.

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