Bitcoin e Sovranità Monetaria: una questione di filosofia politica
Puntata precedente: l’operazione culturale e sociale che accompagna il MAGA. Clicca qui o sul testo evidenziato.
E’ sempre corretto dare un’occhiata alla borsa per vedere dove stia andando il mondo. Bene, all’indomani dell’elezione di Donal Trump le quotazioni delle criptovalute sono schizzate in alto. Questo è dovuto innegabilmente alle promesse di una ulteriore deregulation di questa valuta e anche alla prospettiva di una massiccia adozione delle cripto da parte dei consumatori statunitensi.
Proprio negli USA è in corso una battaglia che vede al centro questa moneta, non a caso il neoeletto Presidente ha “promesso” di licenziare, nel suo primo giorno di presidenza il Presidente della della Securities Exchange Commission (l’ente che vigila sulla borsa valori), Gary Gensler. Di cosa è colpevole Gensler? Semplice: Gensler chiede una governance autorevole sulle cripto.
Facciamo però un passo indietro. Cosa sono le criptovalute?
Una criptovaluta è una valuta digitale non battuta dagli stati e dalle banche nazionali, ricavata da tecnologie crittografiche che garantiscono sicurezza e anonimato nelle transazioni.
Le criptovalute hanno alcune caratteristiche:
- Non c’è nessun rapporto tra moneta e ricchezza di chi conia (mina) la valuta. A differenza delle valute tradizionali, la cripto non è emessa né controllata da un’autorità centrale come la FED o la BCE.
- Le criptovalute come Bitcoin o Ethereum NON vengono dunque “minate” dalle banche nazionale, ma da chiunque possieda tecnologia e soprattutto energia per farlo, tramite un processo computazionale che risolve complessi algoritmi, generando nuove unità e che mette al lavoro reti di potenti computer.
- Il loro valore dipende dalla domanda di mercato e non è legato a beni fisici, riserve auree o fiducia nelle capacità economiche una nazione. In genere non c’è alcun legame tra le cripto e un singolo Stato.
Uno dei punti critici è proprio quello che riguarda la sovranità economica degli Stati.
La dottrina monetaria tradizionale assegna ai governi la sovranità monetaria : questo ruolo permette alle autorità nazionali e comunitarie di fare un bel po’ di cose: regolare l’inflazione, stabilizzare l’economia e rispondere a crisi finanziarie attraverso interventi di politica monetaria. Abbiamo appena visto come FED e BCE, attraverso la politica dei tassi, abbiano inteso agire sull’inflazione.
Anche se dal 1971, sotto la presidenza Nixon, il dollaro (che di conseguenza ha trascinato le altre monete) non è più garantito dalle riserve auree, è ancora stretto il rapporto di sostenibilità della moneta da parte della ricchezza complessiva delle nazioni. Da quel momento parliamo di moneta fiat, legata alla fiducia che si ha nell’economia di chi la conia. Con le cripto anche questo legame sarebbe del tutto sciolto.
La “cryptoization”, la sostituzione della moneta con le criptovalute potrebbe ridurre la capacità dei governi di gestire la propria economia, specie nelle economie meno sviluppate, dove la fiducia nella valuta nazionale è più fragile. Paesi come il Vietnam, la Nigeria e l’India sono quelli che maggiormente vedono circolare criptovalute. Questo fenomeno indica la scarsa fiducia degli investitori (e di chi può spendere) nella stabilità della moneta nazionale, che quindi rende appetibile il rifugio in una moneta legata al mercato globale piuttosto che alle politiche dei singoli stati.
Di converso questo fenomeno sviluppa una ricchezza dei singoli attori che si sottrae al gioco di redistribuzione legato alla veloce circolazione di denaro sonante. La stessa Banca Mondiale ha espresso preoccupazioni su come la “cryptoization” possa alimentare una volatilità finanziaria, mettendo a rischio la stabilità delle economie emergenti.
Nel valore delle criptovalute entrano tre fattori, del tutto rivoluzionari rispetto alle monete tradizionali, rendendo la cripto più vicina alle monete-merci (commodity money in inglese, uno strumento di pagamento rappresentato da un bene dotato di valore intrinseco proprio):
a) il costo di produzione secondo il NY Times il mining di Bitcoin consuma circa lo 0,5% di tutta l’energia prodotta nel mondo. Ad esempio, l’elettricità consumata annualmente nello stato di Washington equivale a più di un terzo dell’elettricità utilizzata annualmente per il raffreddamento residenziale negli Stati Uniti. Inoltre, il consumo energetico del mining di Bitcoin è più di sette volte superiore all’utilizzo combinato di energia da parte di Google in tutto il mondo. L’elettricità necessaria per minare un singolo BTC equivale a “9 anni di consumo elettrico di una casa tradizionale”.
b) il valore di mercato e di borsa che è ben più volatile del rapporto di cambio delle singole monete. Attualmente il valore di mercato delle criptovalute è di $3,05 Bilioni, €2.58T;
c) il valore di scambio. Con la compravendita delle cripto si acquistano anche beni e servizi. Qui entrano in gioco due considerazioni piuttosto rilevanti: anche gli esercizi commerciali che accettano pagamenti in cripto sanno benissimo che il ricavo incassato dalla vendita di un caffè è una specie di investimento sulla moneta, piuttosto che una contropartita per la merce, in quanto un singolo bitcoin oggi può avere un valore molto diverso domani a prescindere dal fatto che sia servito a pagare un caffè . La seconda considerazione è che solo in questo terzo fattore della composizione del valore di una criptovaluta entra in gioco un elemento che tendenzialmente scompare nell’affermazione diffusa delle criptovalute e non è compresa nei due precedenti fattori che compongono il loro valore: il lavoro che viene comprato insieme alla merce.
L’Erosione del Controllo sulla Politica Monetaria
Per la pratica filosofica abbiamo già accennato al fatto che il problema chiave è che la crescente popolarità di Bitcoin potrebbe limitare l’efficacia delle misure economiche tradizionali, quali la regolazione dell’offerta di moneta e dei tassi di interesse. Ad esempio, se un numero crescente di cittadini e aziende passasse all’uso di Bitcoin o di altre criptovalute, la banca centrale perderebbe la possibilità di influenzare la quantità di moneta in circolazione o di mitigare l’inflazione con l’aumento dei tassi.
Nei mercati emergenti, ciò potrebbe favorire l’ instabilità, nel momento in cui le criptovalute sostituiscano la moneta nazionale, spingendo i cittadini a trasferire ricchezza in asset non regolamentati.
In teoria il mercato potrebbe essere determinato da una Spectre planetaria in grado di decretare il destino di gran parte della popolazione mondiale, senza che le organizzazioni sociali (statali, o solidali) possano avere il minimo controllo sul valore della moneta che regolamenta gli scambi. Questo aspetto è una ulteriore partita del campionato tra la grande tendenza del liberismo e quella del controllo dello Stato sull’economia o parte di essa. Soltanto che ora siamo nella situazione che si è creata nella teoria militare dopo l’invenzione della bomba atomica: uno dei due contendenti dispone di un’arma decisiva.
Uno dei più interessanti giocatori della squadra che propugna un controllo statale sull’economica, Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco, è piuttosto chiaro in proposito: “I Bitcoiner celebrano Bitcoin perché non è moneta di Stato, ma se si porta questo alla sua naturale conclusione significa che non potrà mai essere una valuta”, afferma Varoufakis e aggiunge:
“Supponiamo che con una bacchetta magica Bitcoin sostituisca il denaro fiat. Questo sarà catastrofico. Ora saremmo tutti in una situazione molto difficile. Cosa accadrà quando avremo una pandemia e sarà necessario aumentare l’offerta di moneta? Non puoi aumentare l’offerta di bitcoin perché è di offerta fissa”
Varoufakis, Greek Reporter
Chi “scava” le criptovalute?
(Fonte Blockchain Magazine)
Per quanto riguarda la produzione, il mining è concentrato in alcuni paesi la cui caratteristica essenziale è un accesso competitivo all’energia e la deregolamentazione del settore. La Cina è stata storicamente uno dei leader in questo settore, sebbene ora le restrizioni governative abbiano ridimensionato il fenomeno. Oggi, gli Stati Uniti ospitano circa il 37% della capacità di ⁸ globale, mentre altri paesi come la Russia e il Kazakistan hanno quote significative grazie alla disponibilità di risorse energetiche convenienti e politiche più permissive (soprattutto nella Russia pre Ucraina e Kazakistan). Molto più difficile risalire ai singoli minatori, alcune società sono quotate in borsa, le prime per capitalizzazione (fonte bernardomascellani.com) agli inizi del 2024 sono:
- Marathon Digital Holdings Inc. – 6,55 miliardi di dollari
- CleanSpark Inc. – 3,54 miliardi di dollari
- Riot Platforms Inc. – 3,64 miliardi di dollari
- Northern Data AG. – 1,63 miliardi di dollari
- Bitfarms Ltd. – 1,57 miliardi di dollari
- Hut 8 Mining Corp. – 1,23 miliardi di dollari
- Cipher Mining Inc. – 1,03 miliardi di dollari
Le azioni di MARA (Marathon Digital Holdings) hanno registrato un picco nel 2021, neanche lontanamente recuperato dal vento che ha accompagnato l’elezione di Trump. Interessante sapere che il capitale di MARA è detenuto per il 54,6% da investitori istituzionali (Fonte YAHOO FINANCE).

Il circuito che si instaura sulle società quotata in borsa come MARA, il costo dell’energia e la quotazione delle criptovalute determina un valore delle cripto del tutto incontrollabile, non solo dalle politiche statali, ma anche dai singoli detentori. Qualora le stesse cripto perdessero una relazione con le monete fiat e la conversione con il loro valore negli scambi saremmo totalmente fuori controllo.
Chi detiene le criptovalute?
(Fonte Blockchain Magazine)
Quando parliamo di utilizzo di criptovalute le cose cambiano. Gli Stati Uniti guidano la classifica con circa il 15.6% della popolazione che possiede criptovalute, equivalente a oltre 50 milioni di possessori fisici. Il Vietnam e l’India hanno alti tassi di adozione, soprattutto tra utenti giovani e popolazioni interessate all’uso delle criptovalute per le rimesse e come alternativa alle valute instabili. In India si assiste ad una situazione critica, con il Governo, come quello cinese, che attua politiche restrittive e i possessori di cripto che aumentano. Il Vietnam, in particolare, ha circa il 21.2% della sua popolazione impegnata in attività di criptovalute, una cifra considerevole che riflette la ricerca di opzioni economiche per le transazioni internazionali
Anche il Brasile e la Nigeria sono in prima linea in termini di detenzione di criptovalute, con la crescita trainata rispettivamente da svalutazioni della valuta locale e dall’aumento delle transazioni peer-to-peer.
Interessante notare come la mappa della tassazione sui detentori di cripto a lungo termine sia molto variegata:

Domande esplicite
La complessità e novità delle criptovalute ha sollevato dei dubbi che riguardano la filosofia politica e che sostanzialmente sono legate ad una impostazione liberista della sfera economica che si contrappone storicamente a chi, principalmente per motivi solidaristici, propugna un controllo sociale sugli scambi privati.
Qui però siamo andati oltre. L’assenza di governance mondiale sulle transazioni economiche di ogni tipo è emersa durante l’ultimo conflitto tra Russia e Ucraina. Il boicottaggio sostanzialmente non ha funzionato, intanto perché al mondo occidentale si contrappone quello delle potenze riunite intorno agli originari BRICS, un raggruppamento delle economie mondiali emergenti formato dai Paesi del precedente BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) con l’aggiunta di Sudafrica (nel 2010) e di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Iran (nel 2024). La disconnessione delle banche russe dal sistema SWIFT, una delle sanzioni contro la Russia imposte dall’Unione europea e da altri paesi occidentali nel 2022, ha creato grandi problemi a Putin, il quale ha cercato di sostituire il sistema delle transazioni bancarie con l’aiuto di Cina ed Iran. Cosa accadrebbe una volta che il circuito delle criptovalute abbia sostituito in toto la rete bancaria mondiale?
La pratica filosofia dovrebbe accendere i riflettori sul significato delle cripto valute e sul perché questo strumento accompagni la nuova rivoluzione trumpiana.
Come Socrate, il filosofo dovrebbe chiedere, provocare risposte, scelte consapevoli.
Non possiamo accettare che questa trasformazione passi liscia, senza approfondire le domande etiche e filosofiche che ne conseguono.
Per far questo la filosofia dovrebbe uscire dalle università, dovrebbe dotarsi di strumenti comunicativi diffusi e popolari, invadere i social con contenuti qualificati e autorevoli.
Starsene in un cantone, depotenziare la grande forza trasformatrice, criticare con supponenza il dominio della tecnica e il conseguente oblio dell’essere non fa altro che alimentare la separazione fittizia tra il mondo delle idee e la vita, con la conseguenza che poi a dominare la vita sia chi non si pone domande perché non ha gli strumenti per farlo e soprattutto perché non è il suo compito: la tecnica abbandonata a se stessa.

Un pensiero riguardo “Make America Great Again (Seconda stagione/2)”