La Resilienza è una ginocchiera che si adatta ad un ginocchio diverso da quello per cui era stata acquistata
La scorsa settimana stavo corricchiando insieme ad un mio amico psicologo. Mi piace parlare quando corro. Cosa è la resilienza? E’ stata la domanda che gli ho fatto a bruciapelo. Speravo di portare il mio amico sul terreno dell’ articolo del mio vecchio blog , invece il tipo ha semplicemente affermato: che poi la resilienza è la capacità di rialzarti dopo le botte che ricevi. Fine della discussione.
Credo che la sua definizione sia ineccepibile. Però sono rimasto piuttosto scontento del fatto che il discorso, complice una salita per me impegnativa, si sia fermato sul più bello. Ovviamente uno psicologo sa bene come stimolare le risposte alle tante botte che ci riserva la vita. Anche noi possiamo aiutare gli altri a rimettersi in piedi: un po’ come fa il vecchio coach di Rocky quando il campione è al tappeto. Quello che deve rialzarsi però è sempre e solo Rocky e se non trova le risorse per farlo ogni incitamento è inutile.
La resilienza non è come il coraggio di Don Abbondio (ce l’hai o non ce l’hai). Il fatto è che la resilienza va progettata ed allenata. La forza per rialzarci la troviamo nei nostri caratteri, nella nostra storia, nel voler perseguire i nostri obiettivi… il modo di rialzarsi cambia.
Nel post sulla resilienza del vecchio blog c’è una foto. Io sono il terzo, quello con la maglia arancione ed una ginocchiera bianca. Ebbene: quell’arnese mi permette di correre, perché il mio ginocchio ha bisogno di essere sostenuto e limitato nei movimenti. E’ un’ottima ginocchiera, progettata da una casa famosa e realizzata con un buon tessuto elastico. Ne esistono varie taglie e costa abbastanza. Una volta misurata e calzata fa il suo ottimo lavoro. Dopo quella corsa non l’ho più indossata. No, non sono guarito. Il fatto è che la sua capacità resiliente è minima ed è data sostanzialmente dal materiale elastico con il quale è realizzata.
Il mio ginocchio aumenta e diminuisce di tono muscolare in funzione di quanto riesca ad allenarmi. Se il ginocchio s’infiamma mi devo fermare, allora perdo il tono muscolare e centimetri di volume. Proprio quella gara mi ha procurato qualche problema e sono stato fermo un mese. Così quando dopo trenta giorni di sosta ho provato a calzare la ginocchiera… mi scivolava sulla caviglia.
Mentre andavo in farmacia per comprarne una di una misura inferiore mi sono imbattuto in un negozio che vende articoli a buon mercato. Non so resistere alla tentazione di girare tra gli scaffali che espongono utensili di ogni tipo. E’ lì che ho visto l’altra ginocchiera, quella resiliente. Si tratta di un prodotto costruito con un tessuto abbastanza scadente, probabilmente senza alcuna ricerca medica alle spalle, ma con una chiusura a strappo che permette di regolarla in base alla misura del ginocchio, allo stato del dolore ed anche al tipo di allenamento…
Ormai la ginocchiera bianca da cinquanta euro è finita nel cassetto ed uso soltanto l’altra che, pregio non trascurabile, costa cinque volte di meno. Qualcuno, in Cina, avrà pensato ad un modo economico per sostenere vecchie ginocchia ed io mi ci trovo bene. Il costo ridotto di questo arnese non è solo un merito della globalizzazione e dell’uso di materiali a buon mercato. Le soluzioni resilienti generalmente sono economiche perchè non si contrappongono al sistema ecologico delle nostre vite, ma nascono all’interno di questo stesso sistema, sono soluzioni fatte di cose che abbiamo sotto gli occhi. Le soluzioni resilienti sono parenti stretti dei problemi.
La traduzione di questi discorsi sulla resilienza è uno dei pilastri del nostro metodo GIOCA ed è piuttosto intuitiva: conviene sempre assumere la forma del problema e cercare di risolverlo andando a scovare le soluzioni dentro il problema stesso. Se c’è qualcosa che non va la prima cosa da fare è giocare il gioco interiore e tentare di scoprire come trovare una soluzione attraverso tutti quei fattori che sono sotto il mio pieno controllo. Inutile cercare colpe e problemi fuori da questo gioco. Ancora più inutile, anzi dannoso, opporsi frontalmente a fatti che non riesco a controllare. Senza entrare nel campo minato della farmacologia: le soluzioni resilienti sono sempre omeopatiche.
Quando penso alla resilienza mi viene sempre in mente un motto di Seneca: Ducunt volentem fata, nolentem trahunt (Il fato conduce colui che vuole lasciarsi guidare, trascina colui che non vuole). Non possiamo opporci a ciò che che è indotto da fattori allogeni (la condropatia, il volume dei muscoli del ginocchio dopo un infortunio), ma se assecondiamo questi fatti possiamo volgerli a nostro vantaggio, perlomeno possiamo trovare un modo sereno per conviverci.
