Il vero male, l’unico male, sono le convenzioni e le finzioni sociali, che si sovrappongono alla realtà naturale.
Fernando Pessoa (Il banchiere anarchico)
Un bambino che promette bene in palestra, su una pista di atletica o dentro ad un rettangolo di gioco non sta mai fermo. Corre, calcia i palloni, schiaccia come può. Un bambino indisciplinato è vitale. Un bambino indisciplinato è all’inizio della sua vita sportiva e presto o tardi troverà qualcuno che si assegnerà il compito di inquadrarlo in regole e schemi, ma per il momento la sua vita e la sua vitalità sono la stessa cosa. Tornassi indietro mi gusterei fino in fondo l’odore del prato del centro di avviamento allo sport del CONI dove mi portarono i miei quando sapevo appena camminare, della palestra di Judo che frequentavo quando avevo quattro anni e anche del cloro che respiravo in piscina. Quelle emozioni mi sono rimaste dentro tutta la vita.
Allora, da bambino, non distinguevo tra la mia vita da giovane sportivo e la mia vitalità, perché tutti mi lasciavano vivere…
Ero troppo piccolo per fare sport seriamente, per questo potevo far coincidere sport e vita. Ricordo ancora in maniera chiara le tre mosse di judo imparate a quattro anni, fanno parte della mia vita.
Si sta ripartendo dopo il Covid e torniamo tutti bambini: i progetti sono tanti e ci si sente in grado di spaccare il mondo. Non c’è bisogno di convincersi. Se si torna a fare sport lo si fa perché si è contenti di farlo.
La sensazione che si percepisce è quella di una grande energia collettiva che è tenuta prigioniera da un po’ di paura e dalle ferite lasciate in tutti noi da questo periodo molto triste.
Dobbiamo riuscire a prendere il bello da queste energie tenute soffocate in questo periodo e farle esplodere.
Non dobbiamo accontentarci di riprendere a vivere. Dobbiamo essere vitali!
Nella Grecia antica avevano due modi per indicare la vita, zoe e bios.
La prima è il flusso vitale, l’energia della quale siamo parte, la vitalità . Il secondo modo indica le nostre vite biografiche, le nostre esistenze particolari, io, tu, il nostro lavoro, la nostra pallavolo, la nostra maratona, il nostro calcio di rigore. Βιος (Bios), è la “vita quam vivimus”, la vita particolare di ognuno, con un inizio e una fine. ζωή (Zoè), è la “vita qua vivimus”, la forza, mi piace dire alla maniera di Guerre Stellari.
Anche nello sport, come nella vita, se il nostro gioco non si stacca dal flusso vitale che è in noi le cose andranno bene. Non si tratta di un metodo di allenamento. La contrapposizione è nello spirito con il quale viviamo. Seguiamo il bimbo che ci ha portato per la prima volta su una pista di atletica, oppure ci facciamo soffocare da mille cose che ci hanno allontanato da quel momento?
Ti propongo un piccolo esperimento che ti aiuterà a convincerti di quello che dico:
prima di una allenamento o di una partita pensa alle emozioni che ti accompagnavano le prime volte che hai praticato il tuo sport.
Cerca di trasmetterle al tuo io adesso. Senti gli odori, respira l’aria di allora, guarda il mondo con gli occhi di te bambino. Sono sicuro che affronterai quell’allenamento con una vitalità che ti sorprenderà e comprenderai che il filo della Zoe che ti lega a quel bimbo è ancora forte, anche se la tua biografia è andata avanti.
Il monito che a oggi può cambiare la tua vita sportiva è proprio questo:
non dimenticare il bimbo che è entrato per la prima volta in palestra!
Cerca con tutto te stesso di rimanere attaccato alla tua voglia, cerca la forza che è in te.
Se hai programmato un allenamento molto importante, ma ti senti stanco e non hai recuperato, resta a casa e goditi una sera di relax con la famiglia. Ritrova in qualsiasi momento la voglia e l’entusiasmo di riportare la tua biografia nel flusso della Zoè.
Non preoccuparti troppo di quello che gli altri pensano dei tuoi risultati: uno su cento ce la fa, cantava Morandi. Non devi essere per forza tu. Quello che conta è che lo sport rafforzi in te la tua vitalità.
Il resto è statistica.

