Uno sport affollato
Quando osserviamo un campo di pallavolo, spesso non ci rendiamo conto di un dato che da solo spiega metà delle scelte metodologiche che facciamo in palestra: la densità di giocatori per metro quadrato è la più alta tra i principali sport di squadra.
- Pallavolo: 162 m² – 12 giocatori → 13,5 m² a testa
- Basket: 420 m² – 10 giocatori → 42 m²
- Rugby: 7.000 m² – 30 giocatori → 233 m²
- Calcio: 7.140 m² – 22 giocatori → 324 m²
Questo significa una cosa fondamentale:
ogni gesto tecnico nel volley esiste solo dentro un’interazione costante con gli altri e con l’ambiente.
La pallavolo è uno sport corale per necessità fisica prima che mentale.
🧠 Perché serve un approccio ecologico
La suddivisione dell’ allenamento a blocchi segue la concezione analitica dell’apprendimento dei singoli gesti tecnici – prima il bagher, poi l’alzata, poi lo spike – ed è nata in un tempo in cui si pensava che l’apprendimento fosse una somma di pezzi da assemblare. Uno dei mantra che ripeteva ai corsi allenatori era: dal semplice al complesso!
Evidentemente questo approccio ha una sua utilità e non può essere del tutto ignorato.
Il volley, però, non funziona così. Lo sport non funziona così. La vita non funziona così.
In uno spazio estremamente compresso:
- la percezione è già azione;
- la decisione è inseparabile dal contesto;
- il gesto nasce dalla relazione immediata con palla, compagni e avversari;
- ogni azione è una risposta situata, non un movimento preprogrammato.
In altre parole:
👉 i fondamentali non sono abilità isolate, ma possibilità d’azione (affordance) che emergono nel gioco.
L’approccio ecologico rispetta questa realtà:
si allena la capacità del giocatore di percepire opportunità, adattarsi, leggere, scegliere, cooperare.
Non il singolo gesto: il fondamentale va allenato all’interno della situazione.
🤝 Le interazioni nel volley: lo specifico che conta
Tre elementi rendono la pallavolo unica dal punto di vista interattivo:
1. Nessuno trattiene la palla
Ogni azione è un gesto che rimanda a qualcun altro.
Il tuo tocco costruisce il gesto del compagno.
2. Il tempo E LO SPAZIO SONO ridottissimI
Tra una ricezione e un attacco possono passare meno di due secondi e la distanza tra ricettore ed attaccante non può superare la diagonale di un quadrato 9×9. Statisticamente tra ricezione, alzata ed attacco la palla viaggia per 9/10 metri al massimo.
La lettura deve essere immediata, non analitico/cognitiva: non c’è tempo per pensare.
3. La qualità di un gesto dipende dal precedente
E’ celeberrimo il video di Velasco sugli alzatori che non giudicano l’alzata ma la risolvono. Nel volley si “gioca con quello che arriva”:
- una ricezione imperfetta spinge l’alzatore ad aggiustare l’alzata;
- un’alzata alta crea un spinge l’attaccante ad una rincorsa più lenta;
- un’alzata veloce produce in risposta una rincorsa ed un caricamento veloci…
Il giocatore è continuamente immerso in micro-adattamenti che non possono essere simulati in un allenamento “a blocchi”, statico o eccessivamente prevedibile. Ad un livello basso questo allenamento è naturalmente ecologico per quanto riguarda l’imprevedibilità e le variabili, più si sale di livello più le alzate sono perfette e uguali, più si rischia di cadere nel tranello: tu alzami come al solito ed io attacco come al solito.
🏐 Esercizio pratico in chiave ecologica: “Caos controllato a 3 contatti”
Obiettivo: migliorare lettura, adattamento e cooperazione in assetto da gioco.
Set-up:
- due campi regular
- 6 contro 6 oppure 5 contro 5
- si gioca SOLO a 3 tocchi, obbligatori
- ogni volta che la palla passa nell’altro campo la squadra ruota una posizione (questo significa che ogni giocatore sarà a turno alzatore, difensore, attaccante)
- al termine di ogni azione l’assistente allenatore introduce il pallone in maniera diversa (palla libera, pallonetto, attacco)
Variabili possibili:
- palla più lenta / più veloce
- alzatore che cambia ogni punto
- campo leggermente ridotto
- palla lanciata da un lato casuale
- vincolo: primo tocco in palleggio / bagher
- vincolo: attacco solo “aperto” o solo “chiuso”, pallonetto, ricerca del mani fuori….
Cosa sviluppa:
- capacità di adattarsi immediatamente alle condizioni
- cooperazione spontanea
- percezione delle opportunità (affordance)
- gestione del caos (necessariamente ci saranno dei momenti di incertezza su posizioni, competenze, tipo di alzata, ….)
- comunicazione reale e non prescritta
- pensiero rapido, situato e condiviso
Perché funziona:
perché riproduce le condizioni reali di densità, ritmo e interazione del volley, non una loro imitazione semplificata.
Quando faccio questo esercizio, al primo pallone che cade gli atleti si guardano e mi chiedono: era mia? La risposta è sempre la stessa: se mi chedi se fosse tua era tua!
NOTA: a volte questo esercizio non riuscirà, nel senso che non sarà bello da vedere, creerà qualche perplessità nel gruppo, soprattutto se sono presenti atleti abituati a sistemi tradizionali: perché devo attaccare se di “mestiere” faccio il libero? In questo caso una comunicazione aperta tra coach, staff, dirigenza e squadra è fondamentale (spesso in carriera ho sbagliato su questo punto).
🎯 Conclusione
La pallavolo è uno sport che obbliga alla relazione continua.
La sua densità umana crea un ambiente dove ogni scelta è condivisa, ogni errore appartiene al gruppo e ogni gesto nasce da un intreccio di percezioni, possibilità e fiducia reciproca.
Un approccio ecologico non è una moda:
è l’unico che rispetta la natura reale del gioco, ma soprattutto dell’ apprendimento psico motorio.
