Nessuno ha fatto qualcosa per fermarli. È troppo tardi per me. Ero sola. Potrebbe non essere troppo tardi per voi
Gli appelli che ci arrivano per salvare il mondo suonano più o meno come last minute, un’ultima occasione prima del disastro.
L’originalità di 2073, che per questo motivo stentiamo ad inquadrare come “documentario”, è un messaggio che ci arriva dal futuro, una chiamata all’azione prima che tutti noi ci troviamo nelle condizioni della protagonista, Ghost e dei resistenti ad una società in mano agli oligarchi tech.
Nel 2073 le Americhe hanno sostituito gli stati che conosciamo oggi, la capitale è New San Francisco, il gotha dell’industria tech, sì i bimbominchia che conosciamo, si è preso il mondo, la democrazia è azzerata e la società è iper controllata con l’ausilio di droni, IA ed ogni genere di riconoscimento biometrico in grado di collegare occhi e volti a data base sterminati. Gli individui sono classificati come normali, sospetti o pericolosi e trattati di conseguenza.
L’Evento, la serie di disastri che hanno portato alla situazione del 2073, è avvenuto 37 anni prima (2073-37=2025). Il salto cinematografico diventa quindi un continuo passaggio dal momento in cui è ormai troppo tardi al reportage sugli eventi che hanno preceduto quella serie di cataclismi ambientali, culturali, politici e militari riassunti nel termine Evento.
Il regista è Britannico, Asif Kapadia, le cose cominciano a precipitare con la Brexit, seguono le figure di Bannon, Trump, Musk, Meloni, Orban, Modi, Maduro, Farage… ma difficile descrivere il momento in cui la tempesta perfetta fa precipitare le cose.
Non per noi. Ci siamo dentro, è oggi.
O facciamo qualcosa adesso o sarà troppo tardi.
Qualcuno ha tentato di frapporsi tra la storia e la distopia, il documentario mostra una eroica Alexandria Ocasio-Cortez che pressa un ammutolito Mark Zuckerberg su Cambridge Analytica e sulla decisione di Facebook di non fare fact checking degli annunci politici. Facile immaginare cosa sarebbe stato dopo l’Evento dei due protagonisti.
Gli spunti che ci arrivano dal futuro, nel messaggio nella bottiglia, sono ricchi ed inquietanti. La protagonista raccoglie e custodisce i ricordi della nonna, raccatta qualche libro, il tentativo di resistenza è flebile dinanzi alla necessità della sopravvivenza ed alla disparità di forze in campo e a quel punto l’eroismo passa per la custodia della memoria. Ormai l’azione è impossibile. Quando viene catturata, Ghost porta con se l’ autobiografia, o quel che ne resta in un libro ridotto in brandello, di Malcom X.
Tutto è controllato, i pochi sopravvissuti agli schemi della società oppressiva e buia si rifiugiano nei sotterranei di un magazzino. Non siamo in un episodio della saga Guerre Stellari, ma il Lato Oscuro ha vinto e la devastazione regna, nel trentesimo anno di Trump alla guida delle Americhe.
Parliamoci chiaro, 2073 non è un capolavoro, non è un documentario politicamente corretto: è una chiamata all’azione sferzante e pressante che ci viene dal domani, prima che l’oggi non possa farci nulla.
