Squadra che vince… si cambia eccome!

“Squadra che vince non si cambia” è una frase comoda, ma pericolosa. Vale nello sport come in qualsiasi ambiente di lavoro: quando tutto sembra funzionare, smettere di evolvere è il modo più rapido per iniziare a perdere. In questo articolo racconto perché l’instabilità è una risorsa, come l’approccio ecologico fa crescere i gruppi e perché cambiare quando va tutto bene è spesso l’unica strategia davvero vincente.

Eh, ma io sono ecologico da sempre!

Tutti dicono di essere “ecologici”. Quasi nessuno lo è davvero. Nel coaching contemporaneo termini come vincoli, affordance e focus sull’ambiente circolano con disinvoltura, ma il rischio è fermarsi a intuizioni isolate, senza un vero metodo. Essere quasi ecologici non basta: senza una coerenza di sistema, anche le migliori idee perdono forza e generano confusione. Partendo da questa ambiguità, l’articolo compie un passo indietro per andare avanti: John Wooden e Phil Jackson non hanno mai parlato di approccio ecologico, eppure il loro lavoro mostra con chiarezza perché oggi non possiamo farne a meno. Due modelli opposti – valori e stabilità da un lato, gestione del caos dall’altro – che convergono in una stessa figura chiave: il coach come regolatore dell’ecosistema. Un testo per chi sente che allenare non significa più “dire cosa fare”, ma costruire ambienti che educano ogni giorno.

L’urlo di Munch

Tutti parlano di controllo, pochi parlano di percezione. In palestra urliamo perché crediamo che l’errore sia una colpa. Ma se fosse invece la traccia più onesta di come un atleta sta leggendo il mondo? In questo articolo metto in discussione l’allenamento prescrittivo e propongo una svolta ecologica: smettere di correggere il gesto e iniziare a progettare ambienti che insegnano a vedere. Perché il vero problema non è sbagliare, ma non capire perché si sbaglia.

COSA RESTERA’ DEGLI ANNI ’80

Perché alleniamo ancora come 50 anni fa? Mentre il mondo cambia alla velocità della luce – corpi, menti, ritmi, relazioni – molti allenatori continuano a proporre esercizi nati nell’era di quando si andava a dormire dopo Carosello. Dal semplice al complesso, dall’analitico al sintetico, ripetizioni infinite: una pedagogia lineare per un mondo che non è più lineare. L’approccio ecologico capovolge questa logica: non correggi il gesto, costruisci l’ambiente. Variabilità, instabilità, vincoli, sovraccarico. È lì che nasce la tecnica vera: nell’incontro tra atleta e mondo. Allenare oggi è un atto rivoluzionario: un modo per restituire ai ragazzi libertà, scelta, consapevolezza.

I segreti della pallavolo: gestione della densità e cooperazione

La pallavolo si distingue per l'elevata densità di giocatori, il che influisce sulle metodologie di allenamento. In questo sport, ogni gesto tecnico emerge da interazioni costanti con compagni e avversari, rendendo necessaria un'interpretazione ecologica dell'apprendimento. L'approccio tradizionale, che analizza i gesti isolati, non è efficace. La pallavolo richiede rapidità di lettura e adattamenti immediati. Un esercizio pratico chiamato "Caos controllato a 3 contatti" migliora cooperazione e percezione delle opportunità, rispettando l'essenza del gioco e l'apprendimento psico-motorio.